48. Materiale umano

 

[In autobus ad Amburgo]

Questa volta ti scrivo appena rientrato. Ho lasciato da poco il “set”. Un’ora fa. Intorno alle 18 una mia amica mi ha inviato un sms chiedendomi come procedeva. A dire il vero questo è il testo (senza filtri e censure): “Ehi Saba De Niro… Come va? Stai ancora girando? E la scena col nudo con atto sessuale e coito interrotto?” Adesso rispondo a lei e racconto a te, la giornata di una comparsa de “Diverso da chi”. Si comincia alle 9. Ti presenti alla produzione, dopo una notte agitata. Ti presenti come da loro richiesto. In bicicletta (la porti tu) e 3 cambi d’abito. Uno molto casual, l’altro molto sobrio, il terzo abbastanza elegante. Abiti da primavera inoltrata. Fa ancora freddo e butta tanta acqua. Ma per esigenze di “copione” devi vestirti leggero. E colorato. Così il responsabile sceglie l’abito adatto. Mi cambio. Pantalone beige chiaro, camicia bianca, giacca di panno blu, sciarpetta di seta blu scuro. Fuori comincia a piovere, diventa temporale. Lampi e tuoni fragorosi. Dalla finestra della sede provvisoria della produzione del film vedo il mare, il golfo di Trieste, la diga: la mia palestra naturale di canottaggio. Quanto piove! Passa Luca Argentero, entra la Claudia Gerini con la figlioletta. Arriva un assistente alla regia, Matteo (tutti romani). Si presenta. Ci offre gentilmente del caffè. Il tempo scorre. Si discorre, ci si conosce. Di noi, di cosa dobbiamo fare, non si sa nulla. Attraverso le loro radio portatili, ascoltiamo le comunicazioni interne tra i tecnici in campo e gli assistenti in studio. La Gerini è dal parrucchiere, in una delle stanze di questa struttura che è una delle sedi della Provincia di Trieste. La bambina, la figlia, gioca con una bambola ed ogni tanto si lamenta. La titolare dell’agenzia di casting continua al telefono la ricerca di comparse per i giorni successivi: suore, avvocati, ragazzi, gay, fiaccolate, party, canottaggio… Mi sale l’adrenalina e le chiedo cosa gireranno in canottiera. Ci saranno delle scene da girare all’Adria 1877, la mia società di canottaggio che mi ha visto in acqua per 5 anni. La mia scheda di casting parla chiaro. Cercano canottieri. Io pratico quello sport e glielo ricordo, sperando che ci sia un altro ruolo fino alla fine di maggio, data di ultimazione dei lavori. L’agente continua a cercare un’automobile Lancia Tesis scura, di rappresentanza, da parcheggiare sulla scena. 50 Euro a chi la fornisce per la giornata intera. Una nostra collega comparsa comincia un giro di telefonate tra i propri amici. Il cielo, che sembrava chiuso a vita, lentamente si riapre. Sono le 13. Il cielo è completamente azzurro, all’orizzonte cavalloni di nubi bianche come panna montata assistono alla spettacolare scena della città che si risveglia e si rialza. Finalmente, dopo ben 5 ore, è il nostro turno. “Preparatevi, fra 2 minuti andiamo sul set”. Le ultime raccomandazioni. Non parlate con gli attori, non parlate col personale tecnico se non interpellati, muovetevi al comando AZIONE, allo STOP ritornate da soli dove eravate partiti per ricominciare la scena, non prendete iniziative, fate pipì adesso, bevete e portate sul set solo ciò che è necessario alla scena. Niente cappotti in più, niente borse per le signore. In effetti la temperatura è scesa, 10 gradi, e il vento che ha spazzato le nubi è ora il padrone della città, tenendola in ostaggio. Bisogna non tenerne conto. Si arriva sul luogo delle postazioni mobili. Camion, auto, attrezzature. Siamo sul canale di Ponterosso, lato via Bellini. Siamo in 3 con la bici. Matteo, l’assistente, ci aveva detto di rimanere in gruppo e attraversare tutti insieme, al verde, le strisce pedonali, Perché “qui a Trieste siete abituati ad attraversare col rosso, noi a Roma i pedoni per questo motivo li stendiamo”. Lezioni di vita. Giuste. Anche se, per inciso, qui a Trieste le strisce zebrate sono sacre, l’automobilista rallenta da lontano e si ferma per far attraversare: spiccato senso civico! Restiamo in gruppo a disposizione, aspettiamo al sole. Sembra di essere sul set di “Miracolo a Milano” di Totò, tutti infreddoliti sotto l’unico raggio di sole della pianura padana! Sono le 13.40. Pausa pranzo. Capperi. Ci voleva. Abbiamo lavorato tanto! Non abbiamo girato ancora un minuto. Noi siamo spesati, 8 Euro per il pranzo, perciò niente sacchetto colazione. Alle 14.40 si riprende. Comincia a muoversi qualcosa. Sulla piazza di Ponterosso, all’altezza del ponte con la statua di James Joyce che “cammina” sul marciapiede (quanti ci sbattono contro…), si piazzano i tecnici. La luce è splendente, le nuvole bianche, come montagne in cielo, irradiano ancora di più i raggi solari. Microfoni da esterno, camera da ripresa, apparecchi sonori, teli, pareti mobili, l’aiuto regista Piero gentilissimo. Mi si avvicina e si presenta. Ci avevano disposto sulla scena. Io sono dietro la macchina da presa. Lui mi dice: “al mio cenno tu parti e passi dietro all’attore Luca, davanti al camion che passa. Il camion è quello dei manifesti elettorali con 2 grandi foto dei protagonisti. Tutto chiaro? Si comincia”. Ciak, motore, azione. Arriva l’auto con Claudia e Luca. Quest’ultimo esce “pensieroso ma non trieste”, attraversa la strada (via Roma), io parto, lo punto, gli passo dietro mentre il camion mi sfiora e si allontana nella direzione opposta alla mia. Allo STOP mi fermo. Si visiona e si controlla la “prima”, la prova, si danno consigli e raccomandazioni, si ripete. Il tutto per 4 volte. Alla quarta, esultano e si abbracciano. Piero dice: “quando vedete gioia ed abbracci si tratta di un goal o di una scena ben fatta e chiusa”. Possiamo andare. Aspettate qui. E “qui” siamo rimasti per altre 2 ore abbondanti. Sono le 19. Si ricordano di noi. Ci lasciano liberi. Chi ha portato la bici, come qualsiasi accessorio ingombrante, avrà 10 Euro in più. Sommando tutto, alla fine della giornata saranno circa 60 euro di compenso. Tutto bello, no? Si. Un’esperienza. No, ma sempre si. Perché ho avuto la certezza che la comparsa è parte degli accessori di scena, quello che chiamerei: “Materiale Umano”. Ma queste sono, e devono essere, necessariamente le regole sul set di un film. Siamo certi che qualcuno non stia girando il film della vita e stia usando il suo, di materiale umano?

Commento Uno
Bello! La celebrità. Ma che fatica, Quanta attesa! La celebrità non ha una strada meno frustrante???