98. Un bacio, un abbraccio. A tutti i miei amici, a Salvatore

[Dalla vetrina di un negozio di Hamburg]

 

Ci sono tanti tipi di amicizie. Siamo indotti a pensare che un rapporto con un nostro simile, che duri più 5 minuti, possa definirsi “amicizia”. Etichettiamo “amici” coloro che per un qualche motivo abbia che fare con noi. Etimologia di “amico”: amicus, amica, dal latino, stessa radice di amare, che si ama, che ama. Aggettivo: accetto, caro, diletto, favorevole, giovevole. Sostantivo: la persona che ama ed è riamata. Orbene! Sapresti a questo punto fare un elenco di quelli che definisci in qualche modo “amico” in questa categoria così speciale e privilegiata? Dal punto di vista cattolico cristiano dovremmo essere tutti Amici, in quanto tutti fratelli di uno stesso Padre. Invece, dal punto di vista strettamente laico, faremmo fatica a contare sulla punta delle dita la quantità di amici presenti nella nostra. Siamo disposti ad amare coloro che definiamo amici? Un’altra riflessione. L’invio di baci e abbracci, quelli fatti via sms, via mail, via WhatsApp. Poi quando si incontra la stessa persona per strada non ti avvicini nemmeno al tuo amico, perché non hai tempo o perché ti assale la pigrizia. Un atteggiamento ipocrita che la spregiudicatezza del rapporto virtuale alimenta. A volte ci sono delle persone che, dopo un convivio, dovendosi congedare, mi salutano dicendomi: un bacio! Tant’è l’abitudine! Ma se sono lì, davanti a te, perché non me lo dai il bacio, poggiando le tue labbra sul mio viso, invece di farmi il gesto con le dita della mano che si allontanano dalla tua bocca? La forza dei rapporti finti e “consumati”, ancor prima di essere vissuti. Si brucia tutto, anche l’amicizia ancora in embrione, la si distorce e la si distrugge. Questi miei pensieri del mattino post ferragostano, in una Trieste a 19 gradi, frizzante e solare, sono dedicati al mio “amico” Salvatore. Un nuovo amico. Non ci siamo mai abbracciati, mai baciati, mai usciti insieme per condividere un evento o un pasto, neanche di lavoro. Eppure è come se ci conoscessimo da tanto. Un divario di età colmabile dall’intelligenza e dalla sensibilità. La stima e l’apprezzamento reciproco per il fervore mentale ed il mondo interiore sono i sentimenti collanti di questa nuova amicizia. La mail e il blog sono i nostri canali di comunicazione, il posto di lavoro è il nostro sito fisico comune. Senza alcun interesse, cosa molto rara dopo la fanciullezza, è pronto a consigliarmi, a spronarmi, a fornire critiche costruttive, a scambiare opinioni di qualsiasi genere, a “linkarmi” nei suoi spazi privati, a chiedermi dettagli. Ed è lui che mi ispira nella realizzazione di alcuni progetti della mia arte. Lo devo anche al suo entusiasmo e al suo incitamento. Una bella scoperta questo nuovo amico, un bel rapporto basato sulla reciproca stima e sul gradimento, senza alcun condizionamento. Grazie Salvatore, amico mio!

Commento di Salvatore
Cosa posso dire? Un pensiero dedicato che un po’ mi imbarazza ma con parole genuine che vanno dritte al bersaglio. E mi fanno un gran piacere. Ci vuole coraggio per esprimersi in maniera così impegnativa, tanto più che la tendenza generale è quella della marmellata: tutti bravi, tutti amici, tutti ladri, tutti stronzi, sempre baci, sempre abbracci. Ci vediamo, ci sentiamo, ci becchiamo. Mettersi a distinguere appare fatica improba e inutile. Meglio nascondere la testa nella nostra falsa società dell’amore dove tutti i colleghi, tutti i vicini, tutti i concittadini sono amici. Io ho pochi amici. Non per scelta. Trovo difficile rintracciare persone che fino in fondo meritano questo appellativo che voglio usare in maniera assolutamente selettiva e ponderata. Ma quei pochi sono le persone vere, sono valori che ti ritrovi sempre. Sono le persone di cui vorresti popolati i continenti e che invece si disperdono nei deserti. A volte metti del tempo per capire che è il vero amico, ma dopo non lo scordi mai. Lo riconosci perché non è uniformato, non si prende sul serio è tollerante ma non ipocrita. Gli amici ti dicono di no, ti criticano, ti sfottono, ridono con te. Esprimono tutto ciò che è negato ai rapporti formali e irraggiungibile ai rapporti superficiali. Ti aiutano a migliorarti perché ti conoscono veramente e hanno la voglia di intuire le tue potenzialità. Un amico deve essere meglio di te e non fartelo pesare. Deve aiutarti perché non può farne a meno ma al momento giusto ti lascia sbagliare se è quello che vuoi. L’amico ti ascolta, non sta a sentire. L’amico ti capisce, non ti giudica e riesce a trovare una ragione per stare dalla tua parte anche quando è complicata e nascosta. “Amicizia” è parola inflazionata in questi tempi moderni che incitano a una serie di rapporti superficiali difficilmente accostabili a un vero rapporto di empatia. Non so come nascono quei complicati e delicati meccanismi di interrelazione che rendono solida un’amicizia. E non volevo fare un’elegia dell’amicizia (dal punto di vista di Salvatore) che invece ho fatto. Volevo solo dirti grazie per questo pensiero amico Saba. Come sai bene quello che hai scritto trova riflesso reciproco nei miei pensieri. Mi sfiora ora un dubbio: forse l’appellativo più adatto per un amico che ha qualche anno di più e molte esperienza metabolizzate da raccontare non sarebbe più corretto chiamarlo Maestro? Ciao Maestro Saba. Salvatore