109. Porco part time

[Sabasan, 11 anni]

 

Sono un porco. Lo ammetto. Oggi l’ho dovuto ammettere. Al mio “amico” collega Marco. Si parla un po’ di più in ufficio in questi giorni d’agosto. Una sigaretta in più, un caffè in più. Tanto Brunetta controlla solo se siamo a casa in malattia! Non gli importa per ora cosa ci facciamo lì dentro! Si parlava del mio post di ieri, Il padre e la madre de li Santi (il pisello e la farfallina). Secondo lui sono stato avventato nel porre tra le etichette le 2 parole chiavi: cazzo e fica. Ma perché avere il pudore di chiamare le cose col proprio nome? Certo, nome volgare, ma volgare vuol dire del volgo, la lingua parlata correntemente dal popolo. Come li potremmo chiamare quando ne parliamo? Coi termini scientifici? Pene, vulva! Penso che ci scapperebbe una risata. Allora il porco Gioacchino Belli ci viene in aiuto raccogliendo i vari modi di dire dialettali. E così é: sono porco! E lo sono anche quando gli ho confessato di copulare. Non solo. Ma sono ancora più porco quando affermo che fare sesso mi piace. Sono strano? Sono diverso dalla maggioranza della gente? Non lo so. So che mi piace e che non lo faccio gratuitamente. È possibile farlo con consapevolezza e farlo “ascoltando” tutte le proprie cellule. Farlo guidando il proprio corpo come se lo si comandasse dall’esterno, posti in una cabina di regia, al di fuori della propria materia. Ma questo lo sappiamo tutti, lo fa la maggior parte degli umani e degli animali. Ma non è bello dirlo. Non è buono. Non è etico, non è morale. Ma è naturale farlo! “E poi, tu, proprio tu, un professionista, un persona integerrima… ”Si io, proprio io, a prescindere dagli aspetti religiosi, sono un porco part time. Nell’altra metà part time sono una persona distinta e “rispettabile”. Non sconvolgiamoci. Abbiamo il coraggio di parlare a noi stessi. Discorrendo di tutto questo, pensavo all’espressione umana di quei due maiali allevati da mio zio, a Notaresco, nella sua fattoria, in provincia di Teramo. Eravamo ragazzini. Era estate. Loro, i porci, facevano i maiali… (i porci comodi loro!). Mangiavano di tutto. Tutto ciò che si porgeva loro. Eravamo arrivati ad offrire dei sassi. Anche quelli furono fagocitati. E poi, il lampo di genio: laviamoli! Si, sono troppo sporchi. Così prendiamo un tubo di gomma. collegamento al rubinetto, e via. Una sana doccia, i porci da grigio curo, per magia, diventano rosa. Andiamo oltre. Laviamo loro anche le orecchie… Uno spasso. Qualche mese dopo mio zio chiamò mia madre, eravamo tornati a Taranto. Uno dei due porci era morto di … bronchite. “Porca” patata! o“Santa patata”!?2

Commento Uno
Mi hai fatto godere, di sane risate. La tua sincerità è da applausi, ti districhi nella materia pruriginosa con maestria. Applausi per Saba! Sui maiali non ho più niente da dire, ho dato

Commento Due
Solo ora ho trovato il tuo commento nel mio blog. E ti rispondo qui. Avevo già letto quello che hai scritto, ma adesso che tu ricolleghi anche questa pagina all’amicizia la rileggo nuovamente. è giusto esser sinceri con gli amici, ma quale delle due metà ha amici sinceri… solo il porco? E poi perché dividere due aspetti della stessa persona? Nel bene e nel male non possiamo essere “mezze” persone. Anche se l’egoismo è l’opposto dell’amore, un amico perfetto non esiste! Ma non si sa mai….