[Onde triestine all’aurora]
24 ore. Poche. Tante. Da quale punto di vista? Forse troppi.
Se ci riferissimo ad un ritardo di un appuntamento potrebbero essere troppe.
E se abitassi a cavallo, o immediatamente prima, del ventiquattresimo fuso orario? Lì dove, un piede sarebbe nell’oggi e l’altro piede nel giorno di domani? E’ l’unico posto al mondo in cui il tuo corpo ha un piede in ritardo rispetto all’altro di 24 ore. E chiaramente l’altro sarebbe in anticipo.
Ho iniziato a scrivere senza assolutamente sapere cosa devo scrivere. Senza sapere cosa voglio scrivere, non ho un tema specifico stasera. Ma sento che qualcosa mi sta spingendo. Le mie dita sono guidate sulla tastiera da qualcosa che avverto, ma non comprendo perfettamente. Ed i miei occhi sono fissi in questo momento sulle mie dita che battono sui tasti. Avrò qualcuno dentro di me che mi sta dettando le parole, o meglio che usa le mie mani.
24 ore. Il tempo. Non esiste il tempo. È una nostra invenzione. È un mero punto di riferimento per indicare qualcosa che non c’è mai stato. Si. Noi. Tutto ciò che “diviene”. Non esiste. Secondo questo paradosso, il passato non esiste perché è già passato, il futuro deve venire e quindi non esiste, ed il presente non possiamo indicarlo: nel momento in cui ci pensiamo e diciamo “Maramao”, quel momento è già passato. Quindi non esiste.
Cosa voglio dire? O cosa vuole dire chi sta guidando le mie mani? Il tempo è un concetto astratto inventato dall’uomo che ha bisogno di punti di riferimento.
Ma per il disegno che è al di sopra di noi, se si parla di eternità, di “Io c’ero prima dei tempi e ci sarò oltre il tempo”, sicuramente il tempo non deve essere nel Suo dizionario. Anche le teorie dell’esistenza di infiniti universi non ci aiutano a capire cosa sia il tempo.
Ed allora cosa possono contare 3, 4, 5 ore di ritardo?
Perché è così importante correre e fare tutto ciò che ci viene in mente oltre a quello che ci viene imposto in un arco di tempo sempre minore dell’occorrente?
Mi sarò sicuramente perso, vi sarete sicuramente persi. Ma questa è la verità!
No “tempo”!
Ed allora non condannate nessuno, che sia ameba o essere celeste, non condannate chi non ha tempo! Perché in effetti, non esistendo, nessuno potrà giustificarne il possesso.
Più importante di ogni altra cosa è il concedersi qualche ora di libertà, difendere il diritto a non essere necessari, a non realizzare nulla, a guardare i boschi, a osservare dalla finestra la gente che passa oppure a indugiare in una conversazione con un amico senza arrivare a nulla.
Un giorno H. D. Thoreau sentenziò: Dite a Shakespeare di attendere qualche ora, essendo io occupato con questa goccia di rugiada.
Commento Uno
A volte le voci fuori da noi che ci guidano sono solo una rappresentazione delle voci DENTRO di noi, siamo noi che ci auto-illudiamo, ci giustifichiamo, ci inganniamo… L’amico immaginario a cui attribuiamo tutti i nostri patemi o, all’opposto, le vocazioni superomistiche e predicatorie… Il tempo, la più grande convenzione umana, è anch’esso un inganno. Dice un detto che gli europei hanno avuto il dono degli orologi, gli africani quello del tempo. Un’entità astratta che pensiamo di tenere sotto controllo, verificare, organizzare mentre non fa altro che sfuggire e imporsi su di noi. La polvere precipita dalla parte alta della clessidra. Nessuno girerà la clessidra. Faccio difficoltà a seguirti nel tuo discorso mistico, certo è che il tempo, l’orario, la giusta scadenza è uno miseria tristemente umana, un affanno da esseri miopi e deboli. L’urgenza, per definizione, è di chi è limitato, finito, a termine. L’urgenza è la condanna inconscia che ci ricorda che abbia una fine e tutto dobbiamo comprimere entro il traguardo; pensando così di arrivare a qualcosa, di tagliare il nastro che invece si allontana sempre più. Che ILLUSIONE pensare di arrivare a qualche conclusione che non sia effimera e che non sarà travolta, annientata, spazzata via da due giri di lancette… In Siddharta di Hesse, la forza dell’illuminato è soprattutto nella gioiosa forza del saper far scorrere il tempo, aspettare, stare immobili: questa è l’elevamento spirituale! L’unico aspetto appetibile dell’eternità, concetto di per sé angosciante come pochi, sarebbe di non dover più dire scappo perché sono di fretta. Ora ti saluto perché devo fare una cosa urgente!