86. Sacrario Redipuglia, una guerra contro chi?

[Redipuglia, sacrario Prima guerra mondiale]



Ho sentito un’emozione forte. Brividi che mi attraversavano le braccia, brividi che partivano dall’anca e scendevano lungo le gambe. E voglio condividere, voglio dire ciò che ho provato entrando in questo luogo, noto solamente attraverso i libri di scuola (avevo visto una foto nei tempi scolastici). Entri in questo sito e avverti già che c’era in quei momenti, in quello spazio. Io li ho sentiti gli spari, non erano incalzanti e frequenti, avevano un ritmo molto lento. Ho visto le trincee, ci sono andato dentro e raccontavo al visitatore che mi stava vicino quello che stava succedendo. Il soldato (mio nonno) che si alzava dalla branda per dare il cambio al compagno addetto al fuoco su uno scrannetto col fucile in mano. Bum… bum… bum… i bisogni fisiologici, non si può uscire, ti fanno secco, tutto lì dentro, mangiare, riposare, fare bisogni, giorni e giorni di sparatorie, lente, lentissime. Una guerra stanziale, è stata la prima guerra mondiale. Lì dentro ci sono 100000 resti umani. Una piccola parte di coloro che ci hanno anche permesso di scrivere e leggere questo blog. Quei resti pietosi sono stati posti in riga, lungo una scalinata che raggiunge l’erta della sommità. Quella parola PRESENTE, posta su tutti i gradoni e ripetuta innumerevoli volte. I nomi e cognomi di tutti i corpi riconosciuti (quasi 40000). Ho cercato cognomi a me conosciuti. Certo! si rischia di cadere nella retorica, l’hai già pensato. La guerra non la vuole l’uomo comune. La guerra la vuole il tiranno, il signore, il padrone, il potere. Ed io ho visto tutta quella gente mandata in queste terre che mi ospitano, per uno scopo che loro non conoscevano neanche. Gente di lingue diverse (tutti i nostri dialetti), gente povera del sud, in una terra, il Friuli, che fino ad allora non sapevano neanche che esistesse. Ecco cosa mi ha sconvolto. Vedere che era tutto vero. E sentire i compagni parlare tra di loro lingue diverse e, pieni di paura, chiedersi perché dovevano sparare e perché proprio in quella direzione. Ho sentito la tristezza di chi moriva senza sapere per cosa e per chi… Vorrei che ne fossimo sempre coscienti tutti. Questo era ciò che ho avvisato calpestando quei posti.

Commento Uno
Il sacrario è un luogo che lascia senza fiato. Voleva essere un monumento eterno dedicato al patriottismo, all’eroismo, al sacrificio. La proclamazione retorica della necessità di difendere la patria. Il ricordo perenne alla necessità di ricordare i martiri e gli eroi della Nazione. Invece, per me, è uno straordinario monumento dedicato alla follia umana, al delirio bellico e alla lussuria del potere. Che pena straziante quelle migliaia di nomi incisi nel vuoto. Quanto dolore per ottenere il nulla. Quanta inutilità. Quanta vita, energia e bellezza polverizzata dalla stupidità degli statisti. Tutti presenti, ma senza un motivo. Senza ragione, senza utilità. Morire non è mai eroico. Questa è una storia falsa e strumentale. Sono morti Perché costretti, senza nessuna convinzione o ideale, mandati al macello da un istituzione astratta che la maggior parte dei caduti non conosceva e non amava. l sacrario è forse l’ultima offesa alla loro memoria è il fiore sulla tomba portato dal tuo assassino, che dolce pensiero di riconoscenza…Lascio la parola al poeta Fabrizio de André: “Era partito per fare la guerra per dare il suo aiuto alla sua terra gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle e quando gli dissero di andare avanti troppo lontano si spinsero a cercare la verità ora che è morto la patria si gloria d’un altro eroe alla memoria era partito per fare la guerra per dare il suo aiuto alla sua terra gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle ma lei che lo amava aspettava il ritorno d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà se accanto nel letto le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria ”La ballata dell’eroe”