[Immersione nell’acqua delle Incoronate, Croazia]
Ieri decido di rompere lo stallo cerebrale e mi faccio guidare dal cuore che mi porta dritto dritto nella mia nuova società di canottaggio, qui, a Trieste.
La mia mente ancora non è molto d’accordo.
Il tempo è buono, la moto è pronta. Parto.
Tutto d’un tratto, nuvole nere da Monfalcone si precipitano sul golfo di Trieste e cadono direttamente sullo specchio d’acqua, rotolando dal Carso triestino, di questi tempi di color verde smeraldo.
Ed il mare assume così il color nero petrolio, il vento si rafforza e, all’improvviso, la sorpresa: cadono giù fiocchi di neve. Fiocchi grossi che imbiancano velocemente la città, il Carso e le imbarcazioni danzanti sul mare.
Uno spettacolo clamoroso, inusuale.
Sì, perché laggiù in fondo il sole é presente e brilla forte, lancia i suoi raggi dal cielo di Croazia verso di noi.
Irreale.
In pochi minuti i miei occhi hanno visto tutti i colori del “Mondo” e goduto di tutti gli agenti atmosferici.
Come non può non piacere ed intrigare una città come questa? Trieste!
Così resto nella mia singolare palestra e rimando l’uscita a remi per questa mattina.
Il tempo oggi è magnifico, alle 6.30. Inserisco il pilota automatico e mi lascio trasportare dalla mia compagna di giochi, la bicicletta da corsa, sul molo cittadino della “Sacchetta”.
Percorro le vie del centro ancora deserte, mi gusto i sensi unici percorsi al contrario, le isole pedonali, i marciapiedi. Sono ancora solo in città.
E attraverso il salotto triestino, la Piazza dell’Unità d’Italia, pensando alla foto che ho scattato circa un mese fa ad un ragazzo che era esattamente al mio posto, su una bici.
Mi piace pensare che qualcuno potrebbe fare la stessa cosa, con me come soggetto. Nello spogliatoio preparo, vesto i panni del bravo canottiere e prendo la barca “Michela B.”.
L’emozione è forte. Sono passati circa sei mesi dall’ultima volta. Le montagne delle Alpi lombardo-venete mi attendono. Sono laggiù all’orizzonte, baciate dal sole, oramai alto nel cielo.
L’energia di questo posto è fantastica. Non si può descrivere, é solo da provare.
Il varo è fatto. Parto.
Ma a questo punto, mi lascio trasportare dalle ali della mia commozione e mi preparo per un rapporto inusuale col mare. Te lo ripropongo cercando di farti capire cosa può significare “godere il mare”!, ti ricordo presente che nasciamo dall’acqua e per il 95 % siamo fatti d’acqua, con tutti i significati intrinseci o meno che il mare custodisce.
Sei pronto?
Si parte. Poso dolcemente, in “punta di mani”, la pala del remo sulla tavola d’acqua color blu. La pala, come fosse una mano, gioca e sfiora con delicatezza la “pelle” del mare. Alzando lentamente il remo, vedo le singole gocce d’acqua cadere, unirsi e sposarsi con la superficie del mare, che inizia a vibrare. Si formano delle leggerissime onde, impercettibili, appena visibili. La pala continua a sfiorare appena l’acqua. Comincio ad essere più’ deciso e fermo nel remare. La pala del remo si infila nell’acqua per metà circa, formando delle onde più’ vistose che vibrano più’ a lungo. Con l’incedere delle remate la pala affonda completamente, tagliando l’acqua in due. A questo punto la spinta con le gambe è poderosa. Perché la pala è solidale col mare, come se fosse piantata in un muro e cementata dentro essa. La spinta adesso è sempre più forte. La velocità dell’imbarcazione, sostenuta. Sento il comando ed il controllo dell’imbarcazione che scivola sul pelo del mare.
Riduco la velocità. Rallento il movimento e mi lascio andare, planando ed atterrando sulla pista d’acqua.
Finché torno con la pala a metà fino a farla morire sul pelo dell’acqua. Le singole gocce del mare tornano ad accarezzare la pala.
Commento Uno
Il mare spesso parla con parole lontane, dice cose che nessuno sa. Soltanto quelli che conoscono l’amore possono apprendere la lezione dalle onde, che hanno il movimento del cuore. (Romano Battaglia da “Una rosa dal mare”)
Commento Due (Lox)
Mi piacerebbe vivere vicino al mare.
Commento Saba
Se senti questa esigenza, Lox, sei già vicino al mare.
Commento Quattro
Che belle le tue parole. il mare è uno spazio “sin igual” ed è per il mare che mi sono innamorata di Trieste. Lo spazio della barca è ancora più intimo. Di questo non riesco a parlare molto con nessuno. Al massimo ti dicono “che forte, fai canottaggio” oppure “ma dai, sei pazza!” oppure “ma non ti stanchi?” E non hanno idea di cosa succede la fuori :-)
Commento Cinque
Non conosco il tuo trascorso qui e quindi a volte torno indietro, per leggere ciò che gli amici hanno scritto in tempi remoti e regalarmi, spesso, una carezza per l’anima. Adoro l’acqua e questa tua ode mi ha donato uno di quei momenti della vita che ti tolgono il fiato dalla bellezza di ciò che ho vissuto attraverso la tua lirica del cuore. Grazie solo questo ed un sorriso ;-)
