66. Facciamo ordine prima di partire!

[Venezia, Libreria Acqua Alta]



Ho ricevuto questa mail. “Ieri ho avuto una brutta notizia: un mio amico delle superiori è morto in un incidente stradale, (frontale, un pazzo provava una macchina di rally) assieme a sua moglie, 33 e 31 anni. Quando avevo 15 anni ero super innamorata di lui. Uscivamo tutti assieme, le mie amiche e i suoi amici. Abitava a 300 metri da casa mia, conoscevamo tutti la stessa gente. Ho visto gli avvisi sui giornali firmati da tutti i nostri amici. Mi ha fatto impressione. Ho pensato a cose assurde, tipo: come avranno lasciato la casa prima di uscire? Le cose in bagno, in cucina, in stanza, gli abiti da lavare, una tazza nel lavello. Pensa come tutto resta congelato in quell’ULTIMO attimo irreversibile. Ho pensato a colui che si occuperà di prendere le chiavi, andare in casa loro (forse la madre? i fratelli?) ed entrare in quell’intimità e sgomberare la vita lasciata a metà di due persone. E ancora: l’email, il cellulare, i messaggi vecchi. Tutto abbandonato. Chi le sa le password delle mie mail? Tanto… a nessuno interesserebbe, non dovrebbe. Dovrei cancellare tutto, quanto prima. Liberarmene. Ieri quando sono arrivata a casa mi sono messa a smaltire un po’ dei miei arretrati, ma con un ottica diversa ”. Non capiremo mai la logica delle cose (o quella di Dio). Perché nascono bambini morti? Perché si nasce in casa Berlusconi o in Somalia, dove sei già spacciato in partenza? Perché in qualche modo noi abbiamo la fortuna di giocarcela e altri non possono accedere al gioco dell'oca della vita? Perché si muore prima di altri? Ma ci si potrebbe chiedere anche perché’ si nasce. Capisco lo smarrimento e capisco ancora di più i tuoi dubbi, le tue osservazioni. Io ci sono arrivato circa una decina di anni fa. Chissà perché non ci avevo pensato prima. Sicuramente non era il momento. Ho cominciato ad ordinare tutto nel pc, a mettere insieme le mie carte, a catalogarle. Ho scritto un file protetto da password denominato “Dopo di me”, da aprire dopo la mia morte. Ci sono le password di tutte le utenze on line ed altri dati tecnici. Io ho solo conto bancario internet! S o ordinando documenti e foto. A volte cancello qualcosa di troppo, a volte lascio che le cose possano essere trovate, anche quelle che non vorrei che lo fossero. Così ci si sorprenderà a conoscermi anche quando non ci sarò più. Quando parto, specialmente se si tratta di un volo, guardo e saluto tutto e tutti come se fosse l’ultima volta. Non è una cosa triste e neanche angosciosa. Lo faccio quasi inconsapevolmente. Nonostante tutto quando ci verranno a prendere non potremo mai essere pronti, non sarà mai il momento opportuno. Ed è questo il bello della vita, la cosa che ci salva e ci fa vivere. Se sapessimo quando partire non vivremmo come dovremmo. Ed ora, un sorriso e via… verso nuove avventure! Penso che sia importante non portarsi dietro di sé rancori e rimpianti. Ogni scelta sarà stata sempre la migliore, ogni decisione sarà stata quella che ci ha donato il gusto della vita!

Commento Uno
Il pensiero del “dopo” è una futilità umana. Ragionare umano su una questione post-umana è, quanto meno, un errore di metodo. Cosa importa se qualcuno scoprirà i miei calzini bucati, la casa sporca, la collezione di porno o la serie completa dei film di Nino D’Angelo? Come posso credere che una cosa che non ritenevo utile cancellare in vita posso ritenere fondamentale che sia distrutta insieme a me? Quali segreti inconfessabili siamo convinti di dover portare con noi? Peccati di presunzioni, consolazioni dell’ego? Cosa conta il giudizio altrui quando non potrà più ferirmi? Come si può credere di lasciare un lascito materiale di qualunque tipo che non sia maledettamente temporaneo? L’unica cosa solida che lasciamo sono i ricordi… Al di là dei dati utili, la preoccupazione su cosa sarà dei nostri arretrati è un ottica di presunzione umana. E’ innato, pensiamo di eternarci, lasciare segni, costruire fondamenta. Lo facciamo senza neanche accorgercene. Anche se riuscissimo a lasciarci dietro solo un fardello ordinato, nessun sospeso, niente da farci rimproverare, questo status non allieverebbe il dolore e la paura nostra e altrui. La morte è uno degli ultimi tabù della nostra società. L’unica cosa certa della vita (ironico, no?) la ignoriamo pervicacemente, almeno a livello conscio. Ordinare cosa? Perché? Per chi? Ci viene in aiuto l’antico brocardo: MORS OMNIA SOLVIT. Opporsi a questa inconfutabile verità è nuotare contro una corrente che inevitabilmente, prima o dopo, ci travolgerà. Il testamento (la parte non patrimoniale) e le volontà post mortem mi fanno uno strano effetto: cercherà di governare oltre il nostro limite designato è un illusione la cui amarezza nessuno assaporerà proprio per la velletarietà del disegno. Il rimbalzare ad altri quello che non abbiamo avuto modo, tempo o coraggio di fare in vita è un non-senso di non-vita. La fine è la fine, niente post scriptum!“ As I turn away from a life so grey Where have all the flowers gone? Just what went wrong? Innocence, insanity, irony Stone cold reality Oh lord come and save me Do you think wÈre forever? I’ve been in tears Hope has died in me But now I’m here, I don’t wish to leave Trapped in time A mirage of hope and change A swirling mass, no mercy now If the truth hurts prepare for pain Do you think wÈre forever? The unseen, the eternal river of understanding Persevering, dying escape Forever tempting fate Take me back A flood of tears bonding my soul with my mind A dream of love, reality closing in behind As I close my eyes, the vision dies As I bid my last farewell to mankind The unseen, the eternal…”Eternity pt.1, Anathema

Commento Due
… hummmm… non lo vedo come una futilità umana. (si, era un mio amico quello che è morto) io non mi libero delle cose “per gli altri” né per il giudizio altrui, mi libero per me stessa. Mi libero del mio giudizio e del mio… più che preoccuparmi, attaccarmi a cose tanto inutili ma che comunque occupano spazio mentale. Liberare già in vita uno spazio che comunque dovrà essere liberato dopo la mia morte, perché nessuno ci penserà più a quello. Qualsiasi cosa io ho, finché so dov’è (in casa mia, sul mio pc, ecc.) occupa un millesimo di spazio mentale, dedico un collegamento: tra quella cosa e la mia persona. Sono quei collegamenti inutili che sto eliminando. Perché non voglio che dopo la mia morte, qualcuno che mi vuole bene, debba occupare un minimo del suo tempo a liberarsi delle mie cose inutili. E’ una mia responsabilità vivere bene. Poi penso che, di fronte a certe cose, mia mamma al massimo sorriderebbe… :-)