[Pioggia tarantina]
Taranto, una gran bella città.
Ero partito dalla “mia” città dopo la “matura”. La laurea a Torino, il servizio di leva a Roma, il mio primo lavoro a Torino, il secondo a Milano. Nel frattempo un matrimonio, il primo figlio. All’età di 30 anni non ancora compiuti, l’Ansaldo di Genova mi propone una collaborazione, durata poi 14 anni, per costituire a Taranto presso l’Ilva, un team di ingegneri. Tecnici che avrebbero sviluppato e installato i progetti di automazione, esclusivi per un cliente importante e fondamentale per la vita della società tarantina, pugliese e nazionale. Decido con entusiasmo esagerato di tornare a Taranto. Ero felice. Il termine giusto: felice. Poco prima avevo rinunciato la proposta di una missione con l’Italtel in Florida, a Boca Raton, 150 chilometri da Miami. Lo scopo era quello di rimodellare un progetto telefonico con gli standard americani, in collaborazione con la società statunitense Tritech. Tempo minimo di permanenza, 2 anni. No. Io non potevo accettare, io avevo tra le mani l’occasione della mia vita. Rientrare a “casa”, nella città che mi aveva visto crescere, tra i miei amici, nel limpidissimo e cristallino mar Ionio della Puglia. E ci sarei rientrato da professionista., da attore della vita cittadina. Ecco la felicità. Ricongiungermi con gli amici, che rappresentavano la mia esistenza, i miei genitori e fratelli, entrando a far parte di una grande azienda. In quei giorni avevo confessato a mio padre: ora posso anche morire. Ho fatto tutto ciò che dovevo fare nella mia vita e sono rientrato a casa a 29 anni. Ilva!Non sapevo cosa mi aspettava. Ho avuto modo di conoscere Taranto e la logica “meridionale”.
Taranto, una gran bella città.