[arcobaleno a taranto]
Taranto, una gran bella città.
Sono dovuto scappare da Taranto, una città in cui i tuoi diritti sono “concessi” dalle persone che “conosci”. E se non “conosci” nessuno, non hai diritti o, alla meglio, sono esigui. Una città in cui non hai il diritto di ammalarti, perché se non conosci personalmente il primario del reparto devi quasi certamente partire per il nord, per avere maggiori probabilità di farcela, di eseguire i primi accertamenti diagnostici e l’eventuale cura o operazione chirurgica. Una città in cui non hai il diritto di fare l’imprenditore, perché devi essere “amico” degli amici. Una città in cui non hai diritto di respirare. Perché l’Ilva, l’allora Italsider, è venuta negli anni ‘60 a portare il miraggio della ricchezza, ha strappato dalla pesca e dall’agricoltura il grande tesoro delle braccia dell’uomo (pescatori ed agricoltori), ha fatto arricchire commercianti locali, società dirigenti e politici del nord, ha impoverito e distrutto l’ambiente naturale circostante, ha emesso nell’atmosfera ogni terribile veleno. In una frase sola: ha seminato la morte, ricattando la popolazione locale con l’arma del lavoro sicuro e dell’effimero benessere. Non esiste a Taranto una famiglia che non abbia un soggetto morto di neoplasia. Solo nella mia famiglia ce ne sono stati due (mio padre e mia zia convivente con noi, la nostra mamma adottiva). E tutti e due sono morti prematuramente. Però, vuoi mettere? Oggi la famiglia Riva, che ha comprato e privatizzato l’Ilva con poche centinaia di milioni di lire, permette ai diplomati e laureati tecnici di Taranto e dintorni di entrare subito nel mondo del lavoro. Tutti figli “d’arte”, assunti come carne da macello per 1000 euro al mese. Una ricchezza, ancora una volta, effimera. Perché 1000 euro, a questi ragazzi, sono più che sufficienti per vivere a casa dei genitori e pensare alla serata, allo spritz, all’automobile da comprare, al mare. Nessuna crescita. Andate a Taranto e contate i negozi che vendono auto usate. Un numero impressionante. E contate le società che concedono prestiti. Sono più di 100. E l’anno scorso la bancarotta del Comune, unico caso in Italia dal dopoguerra. Perché l’amministrazione comunale, con in testa il Sindaco, ha mangiato più di quello che poteva. E cosi c’è stato bisogno di ben 2 commissari straordinari. Non sono illazioni, non potrei permettermelo. Sono fatti. Mi è stato riferito da diverse fonti, amici che sopravvivono a Taranto che la città è un grande cimitero.
Taranto, una gran bella città.
Commento Uno
Ieri ho visto il concerto di Caparezza e mi ha molto colpito un testo che parla della Puglia: I delfini vanno a ballare sulle spiagge. Gli elefanti vanno a ballare in cimiteri sconosciuti. Le nuvole vano a ballare all’orizzonte. I treni vanno a ballare nei musei a pagamento. E tu dove vai a ballare? RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù. Ehi turista so che tu resti in questo posto italico. Attento! Tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio. Mare Adriatico e Ionio, vuoi respirare lo iodio ma qui nel golfo c’è puzza di zolfo, che sta arrivando il demonio. Abbronzatura da paura con la diossina dell’Ilva. Qua ti vengono pois più rossi di Milua e dopo assomigli alla Pimpa. Nella zona spacciano la maria più buona. C’è chi ha fumato veleni all’Eni, chi ha lavorato ed è andato in coma. Fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese. Turista tu balli e canti, io conto i defunti di questo paese. Dove quei furbi che fanno le imprese, non badano a spese, pensano che il protocollo di Kyoto sia un film erotico giapponese. RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù. E’ vero, qui si fa festa, la gente è depressa e scarica. Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica. Tra un palo che cade ed un tubo che scoppia in quella bolgia si accoppa chi sgobba e chi non sgobba si compra la roba e si fonda finché non ingombra la tomba. Vieni a ballare compare nei campi di pomodori la mafia schiavizza i lavoratori, e se ti ribelli vai fuori. Rumeni ammassati nei bugigattoli come pelati nei barattoli. Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli. Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d’essere figli di emigrati. Mortificati, non ti rovineremo la gita. Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vita. RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia dove ti aspetta il boia boia boia. Agli angoli delle strade spade più di re Artù, si apre la voragine e vai dritto a Belzebù. O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via e subito penso che potrei morire senza te. E subito penso che potrei morire anche con te.
Caparezza, Vieni a ballare in Puglia. Nulla da aggiungere.