[Cuba, L’Avana]
Un mio amico cerca un garante per un mutuo bancario per l’acquisto di un appartamento. Ha un lavoro a tempo determinato, a progetto. Perciò non ha garanzie proprie! Dice:
“Mio zio ha detto di no, mia sorella ha detto di no. Ma la cosa curiosa è che nessuno ha detto “no”, bensì “la banca non accetterà me, mi dispiace!” Dovrei rispondere “lascia che sia la banca a dire di no”, ma ho capito che è una scusa diplomatica per dirmi di no. Cosa devo fare? Insistere? Ci penserò stanotte. Magari domani trovo la forza e il coraggio e la follia e l’innocenza e il la faccia di tolla, o la sfacciataggine e il fanculismo e il porcamiseria - dammi - una - mano - quando - te - lo - chiedo! C’è chi pensa che chiedo troppo e c’è chi pensa che chiedo alla persona sbagliata. Comunque sia, sono nella condizione di dover chiedere. Sarebbe bello non dover chiedere niente a nessuno, ma purtroppo non è così!“
Ricordo allora quanto é successo a me.
Ero all’inizio della mia vita lavorativa. In verità lo sono ancora oggi, ancora di più, all’inizio dell’inizio. Non è un gioco di parole, lo assicuro, e questo é sicuramente il motivo del mio spirito sempre giovane e della sana incoscienza che mi lancia verso nuove strade.
Dicevo, ero all’inizio. Avevo 25 anni, il mio primo importante impiego, quello che pensavo sarebbe stato il sogno della vita intera, l’Italtel Telematica. Avevo accettato di vivere a Milano, la Milano da bere, ma non ricordo di averla tanto bevuta, però. Così mi trasferisco da Torino e cerco casa. Affitti di monolocali a 900 mila lire a fronte di uno stipendio di 950 mila. Improponibile! Mio padre mi consiglia: comprala quella casetta. 34 metri quadrati in tutto, compreso 2 balconi e un solaio. Ma c’era tutto: ingressino, bagnino, cucinino (1,2 metri per 1,8 metri), salottino (3 metri per 3) e camerino da lettino… Una bomboniera, mi dicevano gli amici e gli ospiti, per non farmi stare male! 33 milioni di lire. Non ne avevo neanche uno, di milione. Ma come la compro, con quali soldi?! E lui, il mio babbo, mi dice. Ti sposi, chiedi solo denaro in regalo (raccogliemmo circa 10 milioni di lire, ma ancora oggi non ho un buon servizio di piatti, ma che m'importa). Noi (i miei genitori) e loro (i genitori di lei) ti regaleremo 5 milioni a testa per l’acquisto di mobili (come si usa dalle mie parti), che chiaramente non comprai (acquistai i mobili da Aiazzone, chi se lo ricorda?, puro truciolato originale). Tu chiederai un mutuo in banca per la restante somma (una quindicina di milioni), pagherai il mutuo invece dell’affitto.
Ottima idea. Finiva l’anno e terminava l’agevolazione dell’iva al 4% per l’acquisto della prima casa. Erano i primi anni di una politica di agevolazione per il movimento del mercato immobiliare. Dovevo fare il rogito in fretta, prima del 31 dicembre. Ma non avevo a disposizione i soldi del mutuo, che doveva ancora arrivare, e quelli dei regali di nozze, che sarebbero arrivati mesi dopo, perché mi sarei sposato 6 mesi dopo. Avevo bisogno di 25 milioni di lire per aver tempo i arrivare ai due eventi che me li avrebbero resi disponibili. E chi me li avrebbe prestati in quel lontano e freddo dicembre milanese? Chiedo allora ai miei parenti stretti e ai miei amici carissimi, un prestito ponte per 6 mesi. E mi scontro con la dura realtà. Comprendo solo allora cosa voglia dire il denaro e che peso dia agli affetti. Chi “ho impegni”! Chi “i miei non vogliono”! Chi “ma sei sicuro di poter fare questo passo?”
Capisco, capisco bene. Non esigo che mi presti denaro e capisco le situazioni, nessuna pretesa, te lo assicuro. Durante la ricerca spasmodica di qualche “spicciolo” un mio collega di lavoro, Francesco, conosciuto solo un mese prima, napoletano in trasferta a Milano, seguendo e vivendo con me i miei salti mortali, mi chiede. Se non ti offendi vorrei prestarti una parte dei soldi. Non avrei mai pensato a lui e non avrei mai pensato che potesse accadermi una cosa del genere. Accettai con pudore. Francesco fu il primo a ricevere 6 mesi dopo i soldi indietro, onorato, come gli altri, dalla corresponsione equa degli interessi. Fui orgoglioso di quel mio nuovo compagno di lavoro, oggi ancora carissimo amico. Mi dette fiducia, quella che mi mancò da parte di alcuni parenti ed amici “intimi”. Ma li compresi allora e li comprendo ancora oggi.
Affetti e denaro non viaggiano sullo stesso binario.